la narrazione come viaggio iniziatico

Articolo pubblicato originariamente sul numero 45 del luglio 2003 della rivista L'Erbamusica

"In un tempo così antico da essere fuori dal Tempo, correva voce tra uomini e animali che un saggio eremita vivesse su una montagna al di là dei confini del mondo, e fosse l’ unico a conoscere l’esatto significato del Nome di Dio. Dieci oche selvatiche decisero di scoprirlo. Si misero quindi in viaggio attraverso terre sconosciute e misteriose, ma il loro volo non fu facile: alcune rinunciarono o persero la direzione, altre furono abbattute dai cacciatori, altre ancora morirono di freddo nell’attraversare le regioni dell’inverno. Solo tre oche, stremate, riuscirono ad arrivare alla montagna, e, dopo altre strane peripezie, a trovare la grotta del saggio. Fu così che il saggio eremita rivelò loro che l’esatto significato del Nome di Dio era: Tre Oche".

L’iniziazione è una metamorfosi, l’assunzione da parte dell’individuo di una nuova, completa identità, e l’abbandono definitivo del proprio inadeguato vecchio “io”. Il concetto di iniziazione, derivato dai riti di passaggio dei popoli primitivi e dai miti dell’antichità classica, è un aspetto centrale dell’alchimia e dell’esoterismo, ed è comune anche alla psicologia e allo studio dei moduli narrativi (sia letterari che cinematografici). In psicologia, il superamento di una crisi provocata da un conflitto interiore, legato alla inderogabile necessità di passare ad una nuova fase della propria vita, viene visto come una iniziazione; nella narrativa, la trasformazione dell’eroe provocata dagli accadimenti della storia, segue lo schema costante del Viaggio Iniziatico.

Perciò, come il disagio psicologico può essere visto dalla psicanalisi, oltre che come messa in scena di un mito, anche come narrazione, così possiamo leggere una storia come mito iniziatico e contemporaneamente come rappresentazione di una crisi interiore.

L’iniziazione è quindi l’archetipo dell’intreccio: la quest (l’avventura dell’eroe alla ricerca di un bene prezioso e alla conquista di se stesso) è il modello che costituisce la sua struttura segreta. Questo schema percorre, per esempio, lo sviluppo della storia nell’Odissea (iniziatica sia nella sua struttura complessiva, che nelle singole tappe che la compongono), nella Divina Commedia, nelle leggende arturiane, ma anche nel romanzo psicologico, come Madame Bovary di Flaubert, o nel Dedalus di Joyce.

Anche la maggior parte dei romanzi o racconti “antinarrativi” possono rientrare in questo tipo di analisi: infatti l’iniziazione descritta può essere incompleta, fallimentare, frammentaria; oppure, semplicemente, il romanziere ha deciso di concentrare la propria attenzione su un singolo momento del viaggio. Nel racconto a tonalità fantastiche, che tende più evidentemente verso il mito, il modello è esplicito; in quello “realistico” (per essere più precisi dovremmo dire “verosimile”) spesso è nascosto, ma sempre presente.

Questo schema narrativo, psicologico e mitico ha al suo interno elementi fissi, ricorrenti, che costituiscono la sua struttura. La fiaba orientale delle dieci oche selvatiche, che ho presentato all’inizio, ne contiene i principali; passerò ora ad illustrarli brevemente. Le tappe del “viaggio iniziatico” sono: la Partenza, le Peripezie e la Metamorfosi, la Scoperta del proprio Vero Nome, l’Apoteosi o il Ritorno.

Un viaggio, anche quando è metafora di uno sviluppo esistenziale, necessita di un luogo da abbandonare, di una spinta a partire e di una partenza vera e propria. Il mondo che l’eroe lascia dietro di sé è il vecchio Mondo Ordinario, per qualche motivo ora insoddisfacente, e la sua Partenza avviene per una Chiamata a cui non si può sottrarre (la “vocazione” delle religioni). L’eroe avverte un’inquietudine, un senso soverchiante di mancanza, oppure è catapultato suo malgrado nell’avventura da un avvenimento esterno: è una Chiamata l’ossessione per la balena bianca in Moby Dick, o il desiderio di potere nel Faust; lo è anche l’impedimento al matrimonio nei Promessi Sposi, o il naufragio in Robinson Crusoe.

Ora che il Mondo Ordinario è definitivamente alle sue spalle, l’eroe varca la soglia. Entra in una strana regione dell’esistenza dove tutte le regole abituali, le consolidate regole di comportamento, non sono più valide. Un Mondo Straordinario. Un paese di sogno (il paese delle meraviglie di Alice) e allo stesso tempo da incubo (l’Africa di Cuore di Tenebra), pieno di ricchezze e opportunità (l’alta società francese in Bel Ami di Maupassant) e allo stesso tempo intessuto di pericoli, abitato da forme fluide e ambigue.

Nel romanzo psicologico, dove il viaggio è soprattutto interiore, è il Mondo Ordinario a diventare Straordinario e quindi incomprensibile, per eventi esterni (l’inevitabile trasformazione della società nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa) o per una crisi interiore che fa sentire l’eroe improvvisamente straniero, come nella Nausea di Sartre. E’ il momento del “difficile compito”, delle Peripezie dell’eroe e della sua conseguente e necessaria Metamorfosi. Ecco, come nella fiaba, presentarsi aiutanti magici a soccorrere l’eroe: le sue parti positive, secondo l’interpretazione psicologica della storia; ma subito si affacciano situazioni o personaggi ostili (le parti negative), che si frappongono tra lui e la sua meta.

Per essere più chiari, anche se drammaticamente riduttivi, volendo semplificare il concetto attraverso una lettura etica della Peripezia, possiamo riassumere questa battaglia personale nella formula: ”l’eroe che combatte per la conquista del suo destino con l’aiuto delle sue virtù, ma ostacolato dai suoi vizi”. La sfida, se portata fino in fondo, conduce al cambiamento.

La Metamorfosi non è però una trasformazione in qualcosa d’estraneo, ma la scoperta del proprio vero sé, l’assunzione del proprio Vero Nome, fino a quel momento sconosciuto. E’ il risveglio dell’anima-eroe, che da iniziando diventa iniziato. Se l’iniziazione ha una sfumatura metafisica, come nella fiaba delle dieci oche selvatiche, l’iniziato abbandonerà definitivamente il Mondo Ordinario, il mondo terreno, per abitare per sempre nell’eternità di un Mondo Straordinario supernaturale: entrerà, per così dire, “nella leggenda”, e si verificherà la sua Apoteosi. Se invece è un’iniziazione intermedia, una semplice tappa della vita umana, farà Ritorno al Mondo Ordinario, per testimoniare la propria verità.

Questo, a grandi linee, il modello iniziatico che dà forma narrativa e psicologica alle nostre storie e alle nostre esperienze. Il concetto di cambiamento necessita di quello di sviluppo nel tempo, e nella narrazione (come nei sogni) è spesso lo spazio a rendere visibile e concreto il tempo. E’ quindi il percorrere lo spazio, e cioè il Viaggio, a rappresentare l’iniziazione: l’eroe impegnato nell’avventura ci dice che possiamo capire quello che siamo solo cambiando, e vedere pienamente il posto che occupiamo solo abbandonandolo, almeno momentaneamente, col nostro inevitabile metterci in movimento.

("La Narrazione come Viaggio Iniziatico" è l'argomento base del corso "La scrittura del fantastico")

BIBLIOGRAFIA
Joseph Campbell, "L'eroe dai mille volti", Guanda, Parma, 2000
Carl Gustav Jung, "L'uomo e i suoi simboli", Mondadori, Milano, 1985
Chris Vogler, “Il viaggio dell’eroe”, Dino Audino Editore, Roma 1998


Alessandro Manitto
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